La prima volta che ho sentito parlare del Distretto degli Agrumi di Sicilia era il 2011. Mi trovavo, come ogni anno, al Macfrut di Cesena, e Federica Argentati, presidente del Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia descriveva un progetto del Distretto con grande entusiasmo e suggestione. In quell’occasione ho percepito, forte e chiaro, un entusiasmo che a distanza di cinque anni, quando finalmente ho colto l’opportunità di osservare da vicino questa realtà, ho toccato con mano.
Mi riferisco alla mia presenza alla presentazione di “Social Farming, agricoltura sociale per la filiera agrumicola siciliana”, il progetto che mira a formare nuove figure specializzate per la promozione del comparto agrumicolo siciliano, individuando tali figure tra quelle più svantaggiate sul mercato del lavoro, le cosiddette fasce più deboli, una vera azione sociale che può regalare nuovi obiettivi e stimoli a chi in questo momento, per varie ragioni, ha difficoltà nel trovare un’occupazione stabile e regolare.
Ed il beneficio non sarà solo del singolo ma della comunità tutta, questo è l’aspetto rivoluzionario.
Si tratta di un progetto ambizioso e lungimirante promosso dal Distretto Agrumi di Sicilia, dall’Alta Scuola ARCES, reso possibile grazie al contributo e al sostegno di Coca-Cola Foundation.
Il mio viaggio in Sicilia mi è servito proprio ad ascoltare i dettagli di quella che ritengo essere un’iniziativa tra le più illuminate nel panorama agricolo siciliano (forse nazionale), istituzionale certo ma anche imprenditoriale, ho visto e vissuto qualcosa di grande che eleggerei ad esempio e riferimento per altre regioni, produzioni, luoghi… obiettivi.
Un bellissimo esempio di “agricoltura sociale” lì dove viene offerta a giovani disoccupati, a donne, a persone che cercano nuovi obiettivi un’offerta formativa completamente gratuita che permette di apprendere a 360° la gestione di un nuovo modello di business sostenibile e innovativo, da mettere a servizio, in questo caso, del comparto agrumicolo siciliano.
Creare valore da uno svantaggio ecco il concetto più rivoluzionario e filantropico possibile. Si può creare impresa e manodopera specializzata coinvolgendo fasce sociali definite convenzionalmente “deboli”, ma in realtà potenzialmente molto dinamiche: donne, giovani e soggetti svantaggiati, compresi i migranti. Soggetti che attraverso un’adeguata formazione possono avere la loro opportunità: trovare occupazione, diventare piccoli imprenditori ed essere un elemento di stimolo alla crescita dell’intero comparto.
Mi sono stati illustrati dei dati che aldilà della freddezza del numero sono espressione di un andamento che deve farci riflettere. Le tabelle ci dicono infatti che donne e giovani sono i protagonisti della trasformazione che oggi coniuga agricoltura e società: sono stati quasi 17 mila gli under 30 che hanno avviato un'impresa agricola in Italia.
L’ agricoltura ha dimostrato negli ultimi decenni di essere il settore più interessato da processi di ristrutturazione e diversificazione multifunzionale a livello aziendale, con una maggiore complessità di attività legate all’attenzione verso l’ambiente, il territorio, il paesaggio rurale, ma anche la salute e l’impiego, la formazione e la terapia, come ingredienti essenziali per un’agricoltura sostenibile. Ecco, il progetto Social Farming del Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia è la sostanza di questa affermazione. Le donne ed i giovani si sono rivelati i protagonisti di questa trasformazione che coniuga agricoltura e società e che si declina con la partecipazione degli attori economici, con l’uso produttivo dei saperi e delle competenze, con la cooperazione sociale e il coinvolgimento dal basso.
Attraverso tutto ciò che ho visto durante l’esperienza siciliana, entrando in contatto vero con questa realtà, ascoltando le parole dei promotori dell’ iniziativa, ho avuto una dimostrazione di quanto sia importante unire fantasia e concretezza, di quanto conti agire davvero sul territorio, saper sfruttare il valore che può essere offerto da una forza lavoro giovane e motivata, quale quella su cui punta ed ha puntato il progetto di formazione messo in atto da
Creare il bene a partire dal bene, testimoniare quanto il bene del singolo, se rivolto verso le cause giuste, possa coincidere perfettamente con il bene della comunità!
In bocca al lupo ragazzi!
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